martedì 15 gennaio 2013

La criminologia e la medicina forense

 

Criminologia: omicidio e non solo




La Criminologia trae un importante contributo dall’apporto scientifico della medicina forense nei vari casi che riguardano la psicologia della personalità. Gli ambiti della criminologia riguardano l’omicidio, la violenza contro le donne o nei confronti dei minori e tutte quelle situazioni in cui viene esercitata una coercizione con conseguenze gravi sulle vittime. La Criminologia viene supportata dalla medicina forense anche dei casi di serial killer, nello stalking e nelle forme conflittuali che si verificano nella coppia durante la separazione e il divorzio.


Omicidio e sue classificazioni

Per accertare le caratteristiche di un omicidio la medicina forense ha un ruolo di estrema importanza. Infatti partecipa in modo attivo e specifico all’indagine su incarico del magistrato inquirente.

Cos'è un omicidio:



Il diritto penale considera omicidio la morte di una persona fisica causata con dolo, colpa o preterintenzione. Se esistono cause che lo giustificano (p.es. difesa personale o guerra) non è punibile. Poiché l’interesse tutelato è la vita umana, l’azione riguarda un essere vivente anche se non vitale. (vedi art. 2 Costituzione Italiana).


Il fatto oggettivo:

Omicidio è quando un uomo (essere umano) provoca in qualsiasi modo la morte di un altro uomo. La definizione del termine “morte” è affidata alla medicina forense. Questa, per dare consistenza al concetto si riferisce generalmente (anche se la questione è controversa) all'analisi delle funzionalità cerebrali ma anche al monitoraggio dell'attività cardiocircolatoria.


Quando una persona è viva:

L’omicidio pone il grave problema di stabilire quando un essere umano è nato e quando è ancora vivo. Nell’ordinamento giuridico italiano l'arresto dello sviluppo dell'embrione non costituisce omicidio; mentre la soppressione della vita, anche se in stato vegetativo, non è ammessa.

I vari tipi di omicidio:

Anzitutto l’omicidio doloso o volontario (vedi art. 575 c.p.) poi l’omicidio preterintenzionale (vedi art. 584 c.p.) che si verifica quando, con atti relativi ai delitti previsti dagli art. 581 e 582 c.p., si causa la morte. Provocare la morte non è quindi voluto da chi agisce ma si verifica a seguito di percosse e lesioni personali. Infine l’omicidio colposo (vedi art. 589 c.p.) che si ha quando si causa la morte di un uomo “per colpa” e quindi non volontariamente. I vari tipi di omicidio hanno discipline diverse in materia di attenuanti, concorso e aggravanti. Per l’accertamento delle varie responsabilità il ruolo della medicina forense è essenziale.

La prova testimoniale può essere determinante in un processo

La prova testimoniale nel processo è la riproduzione orale o scritta di contenuti mnemonici che si riferiscono a una particolare esperienza precedente.

La prova testimoniale ha un’importanza che varia da caso a caso, fino a diventare un elemento determinante nell’ambito giudiziario.

Il teste deve essere studiato sotto il profilo psicologico, per conoscere l’origine di eventuali interferenze e le deformazioni che possono portare a diversità tra la realtà oggettiva degli avvenimenti e la loro descrizione rievocativa fatta da lui.

I testimoni sono gli occhi e gli orecchi della giustizia ed è quindi evidente l'interesse della psicologia giudiziaria per la prova testimoniale. Oggi, dopo un secolo di ricerche, i contributi sperimentali e teorici mettono a disposizione elementi di valutazione importanti e concreti.

La prova testimoniale è condizionata da vari meccanismi psichici, che entrano in azione quando il futuro testimone osserva un evento o ne viene comunque a conoscenza, e si conclude con la descrizione finale. Bisogna considerare tuttavia che un conto è aver osservato direttamente un fatto (testimonianza di primo grado) e un altro conto è averne invece avuta notizia indirettamente con il racconto di altri (testimonianza di secondo grado).

Nelle deposizioni di secondo grado il testimone, in generale, si riferisce alla rappresentazione che si è fatta di quanto è successo, sulla base di quanto ha udito, e modifica e deforma sensibilmente ciò che gli è stato raccontato. Della narrazione obiettiva, in genere, il teste riferisce poco, perché è portato a conservare viva nella sua mente piuttosto l’interpretazione soggettiva cha ha elaborato. Per queste ragioni la testimonianza di secondo grado ha un valore estremamente limitato e addirittura alcuni sistemi procedurali la rifiutano come inattendibile.











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