giovedì 8 giugno 2017

ERNST LANZER – (1907) “L’UOMO DEI TOPI E LA NEVROSI OSSESSIVA“

Ernst Lanzer è stato uno dei primi pazienti di Sigmund Freud nel 1907 (…). Lanzer soffriva di una serie di pensieri ossessivi, il più importante dei quali riguardava la paura intensa che un’amica (che alla fine ha sposato) e suo padre potessero essere torturati utilizzando un antico supplizio cinese (…) in cui alcuni topi vengono indotti a farsi strada nell’ano dei criminali. Lanzer lamentava anche altri pensieri ossessivi, come quello di potersi tagliare la gola con un rasoio. A partire dall’interpretazione che Freud diede a questa sintomatologia (connettendola con sentimenti di ostilità inaccettabili nei confronti del padre), il famoso caso dell’ “uomo dei topi” fu utilizzato come esemplificazione della nuova concezione della psichiatria offerta della psicanalisi.

L‘Uomo dei Topi era un paziente di Freud, un avvocato di circa trent’anni che aveva sofferto fin dalla prima infanzia di impulsi ossessivi, che si erano aggravati negli ultimi quattro anni, compromettendo sia la sua vita privata che quella lavorativa.


L’analisi iniziò il 1 ottobre del 1907 e durò solo undici mesi. Freud ne parlò ai colleghi nelle riunioni del mercoledì, che si tenevano nel suo studio, per poi proporre l’argomento nel congresso di Salisburgo, il 27 aprile del 1908, circa sei mesi dopo la presa in carico del paziente. Freud espose questo caso clinico, che possiamo trovare anche nel libro Cinque Conferenze sulla Psicoanalisi, con il titolo: “Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva”.
 
Il paziente consultò Freud perché soffriva di ossessioni (relative a due persone a lui care, suo padre e una donna di cui era ‘ammiratore’) ed inoltre perché provava forti impulsi, come quello di tagliarsi la gola con un rasoio. Inoltre, si costruiva divieti che potevano riferirsi anche a situazioni insignificanti.

L’Uomo dei Topi accettò di ripercorrere tutti gli eventi più significativi della sua infanzia insieme a Freud. Il trauma all’origine dei problemi di questo paziente era avvenuto in tempi molto recenti, precisamente durante il servizio militare prestato in Galizia, con la carica di sottotenente.
L’Uomo dei Topi aveva sviluppato infatti il timore di un supplizio orientale, descrittogli dal suo Capitano (un militare conosciuto perché particolarmente amante delle crudeltà) in cui alcuni topi vengono indotti a farsi strada nell’ano di un criminale. La sua ossessione era che questa punizione dei ratti avrebbe potuto avere come vittima sia la donna che avrebbe eventualmente sposato, sia suo padre, che egli amava e che era morto da anni.
Da bambino, l’Uomo dei Topi si era “comportato male come un topo”, nel senso che aveva morso qualcuno, probabilmente la sua governante. L’Uomo dei Topi fu picchiato per questo da suo padre, il che fece nascere in lui un odio profondo verso il genitore.
 
Secondo il ragionamento di Freud, il ricordo della punizione paterna per il suo morso aveva determinato in quest’uomo un’ostilità repressa verso il padre. Questo antagonismo, a sua volta, aveva presumibilmente generato il desiderio inconscio che il padre potesse subire il particolare supplizio della penetrazione anale da parte di ratti mordaci. Poiché il desiderio di vendetta era inaccettabile alla coscienza, egli lo aveva represso, trasformandolo in un timore ossessivo cosciente che il padre divenisse vittima del supplizio dei ratti, attraverso una “formazione reattiva.
”Freud interpreta dunque l’ossessione dei ratti etiologicamente, come una difesa nevrotica contro il desiderio inaccettabile che il padre subisse il particolare supplizio della penetrazione dei ratti, ritenendo che l’orrore conscio del paziente fosse solo un mascheramento di un godimento inconscio.
Freud osservò, a questo proposito, la faccia del suo paziente, mentre gli raccontava questo problema, deducendone che quella bizzarra espressione che il paziente mostrava poteva corrispondere solo all'”orrore di un godimento da lui stesso ignorato”.
Con questo paziente il transfert si fece esplicito, perché durante l’analisi l’Uomo dei Topi arrivò a chiamare Freud ‘Mio Capitano’.
Questa analisi permise a Freud di affinare la sua comprensione della nevrosi ossessiva ed in particolare del ruolo che vi giocano l’odio ed il godimento, l’ambivalenza dei sentimenti (accompagnata dall’idealizzazione dell’oggetto d’amore e dalla svalutazione della sessualità), l’eccessivo investimento anale del denaro, la colpa legata a sentimenti di morte provati nei confronti del padre (di cui il capitano era sicuramente una delle figure fantasmatiche).

Freud si soffermò anche sul tema dell’autoerotismo, poiché aveva notato che la maggior parte dei pazienti nevrotici tendeva ad imputare i propri disturbi alla masturbazione adolescenziale.
 
La paura persistente dei topi si chiama Musofobia (dal Greco Mus, topo). Coloro che ne soffrono, sperimentano terrore e ripulsione dinanzi a ratti e topi, ma anche, spesso, in presenza di tutti i roditori. La paura può essere scatenata persino vedendo una foto o un'immagine in televisione.

















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giovedì 18 maggio 2017

Il misterioso caso delle maschere di piombo


E’ un caldo e umido pomeriggio del 20 agosto 1966, un diciottenne di nome Jorge Alves da Costa sta giocando con il suo aquilone sulla collina di Morro do Vintem a Niteròi, una città del Brasile nello stato di Rio de Janeiro. Il ragazzo stava cercando di mantenere in volo il suo aquilone quando in lontananza vide i corpi di due uomini sdraiati sul terreno senza vita. Il ragazzo terrorizzato avvisò subito le autorità, ma la polizia non riuscì a raggiungere i due corpi fino al giorno successivo dato che la collina di Morro do Vintém presenta un terreno molto impervio in quel punto. Quando una piccola squadra di polizia e vigili del fuoco arrivò sulla scena, notò subito dei particolari alquanto bizzarri e allo stesso tempo inquietanti. Erano i corpi in avanzato stato di decomposizione di due maschi adulti che giacevano l’uno accanto all’altro leggermente ricoperti di erba. Si trovavano distesi sulla schiena, i visi erano rivolti verso il cielo e le mani dietro alla nuca, quasi come se stessero riposando. Tutti e due gli individui indossavano, sopra ad abiti eleganti, due impermeabili nuovi ed identici e, particolare molto strano, avevano gli occhi coperti da una maschera di piombo.

Le indagini cominciano e nei giorni successivi e i due uomini vengono infine identificati come Manoel Pereira de Cruz e Miguel Jose Viana rispettivamente di 32 e 34 anni. Erano due tecnici elettronici di Campos dos Goytacazes, una città a più di 200 km a nord-est di Rio de Janeiro. Grazie a ulteriori ricerche si scoprì che i due erano legati da una profonda amicizia e entrambi sposati. Risultarono appassionati di tecnologia e spiritismo e dalle dichiarazioni rilasciate dai loro conoscenti, si è appreso che erano affiliati a circoli esoterici segreti, e che entrambi sostenevano di essere in contatto con esseri di un altro pianeta. Infine con l’aiuto di testimoni che hanno saputo fornire degli indizi preziosi, le autorità sono riuscite a ricostruire parzialmente il percorso dei due misteriosi individui.

La mattina del 17 agosto 1966 i due tecnici in autobus lasciarono la città in cui lavoravano, dicendo che stavano andando a comprare delle forniture per il lavoro e un’automobile. Essi infatti erano in possesso di una grossa somma di denaro per poter comprare una macchina. I due arrivarono a Niterói attorno alle 14.30 e le indagini appurarono che nel pomeriggio si recarono in un negozio di elettronica senza tuttavia effettuare alcun acquisto o ordinazione. Non si conosce il motivo di questa sosta, né con chi entrarono in contatto all’interno del negozio, ma è ipotizzabile che qui avvenne un incontro con persone che fornirono loro ulteriori istruzioni. Successivamente vennero visti in un negozio di abbigliamento, dove acquistarono due impermeabili uguali. Il personale interrogato riferì che i due, dopo avere acquistato gli indumenti, uscirono talmente di fretta dal negozio che non indossarono nemmeno gli impermeabili, nonostante fuori stesse cominciando a piovere. Fecero quindi una sosta ad un bar in città per comprare una bottiglietta d’acqua. Il barista disse che uno dei due uomini, Miguel, sembrava essere molto di fretta dato che continuava a controllare l’orologio in maniera frenetica. Tuttavia dopo avere pagato, ritirò lo scontrino che sarebbe servito per riavere la cauzione qualora avesse restituito la bottiglia vuota. Questa circostanza è stata più volte evidenziata per controbattere all’ipotesi di un duplice suicidio. Infine un abitante del posto dichiarò di averli visti arrivare ai piedi della collina di Morro do Vintem a bordo di una jeep, guidata da un uomo biondo, ed in compagnia di altri uno o due uomini, mai identificati; i due scendono dal mezzo e iniziano a salire a piedi la collina quando ormai stava diventando buio. Quella fu l’ultima volta che la coppia venne vista viva.
 
La polizia brancolava nel buio e più risposte cercavano più domande trovavano. Infatti le indagini sui due individui non portarono a nulla se non a scoprire che erano uomini perfettamente sani. Inoltre non è del tutto chiaro se le morti fossero state auto-indotte oppure se sia trattato di omicidio e, in sede di autopsia, non vennero rilevati traumi o ustioni che avessero potuto causare il decesso, e l’analisi degli organi interni, per quanto poco affidabile per lo stadio di decomposizione raggiunto, non evidenziò tracce di intossicazione o avvelenamento. Dunque la causa della morte di entrambi fu stabilita in “arresto cardiaco dovuto a cause sconosciute”.
 
Anche gli elementi trovati dove giacevano i corpi senza vita non portarono a nulla. Gli abiti formali suggerirono che probabilmente gli uomini avessero un appuntamento con qualcuno di importante. Tuttavia, senza conoscere il loro abbigliamento abituale, è difficile dirlo con certezza. Le maschere di piombo sagomate a forma di occhiali protettivi indicano invece che gli uomini si aspettavano un qualche tipo di radioattività, ciò ha portato alcuni a sbilanciarsi nelle speculazioni più fantasiose, circa contatti con entità extraterrestri o esperimenti paranormali. Non è stato comunque rilevato nessun tipo di radiazione in quel punto anche se vi è la possibilità che la collina di Morro do Vintém non fosse il luogo effettivo di destinazione dei due uomini.mMa il mistero più grande è nelle note trovate nel taccuino rinvenuto accanto ai due cadaveri. La polizia identificò 3 biglietti. Uno portava un elenco di materiali elettronici e parti di ricambi. Nel secondo era presente una lista di prescrizioni, simile a quella che potrebbe accompagnare una ricetta medica. Ma è il terzo biglietto il vero e proprio rompicapo, esso riportava le seguenti scritte: “Alle ore 16:30 trovarsi nel luogo concordato. Alle ore 18:30 ingoiare la capsula dopo l’effetto, proteggere i metalli aspettare il segnale maschera.”
 

Questa misteriosa frase può avere più interpretazioni, ma la più accreditata indica che i due uomini alle 18.30 dovessero ingoiare un qualche tipo di capsula e dopo aver atteso che la stessa abbia fatto il suo “effetto”, avrebbero dovuto eseguire le operazioni necessarie a proteggere i “metalli”, dopodiché attendere il segnale per indossare o rimuovere la “maschera”. Tale interpretazione appare più in linea con l’ipotesi di un avvelenamento dovuto all’effetto delle capsule stesse, come se queste contenessero veleno, e le vittime fossero state indotte ad ingerirle da qualcuno. In effetti gli inquirenti esaminarono anche la possibilità che i due amici fossero stati attirati in una trappola da altri appassionati di esoterismo, i quali, al corrente dei motivi del viaggio a Niterói, ed informati sulla forte somma di denaro che i due portavano con se, facendo leva sulla comune passione per il paranormale, ed approfittando dell’ingenuità dei due tecnici, avrebbero architettato una messinscena per derubarli.

 

In ogni caso, prestando fede alla tempistica dettata dalle note, resta un mistero cosa sarebbe dovuto avvenire nelle 2 ore che trascorsero tra l’arrivo alle 16.30 al luogo concordato, e le 18.30. E’ probabile che il luogo concordato fosse il bar dove i due sono stati visti verso le 16.35. Va inoltre evidenziato che durante le indagini emerse che, nonostante la calligrafia fosse indubbiamente riconducibile alla mano di Miguel, la costruzione delle frasi ed alcuni dei vocaboli utilizzati non appartenevano al lessico delle due vittime. Tale circostanza ha portato ad ipotizzare che le istruzioni furono copiate, o, più probabilmente, vennero scritte sotto dettatura; in effetti questo non è l’unico elemento che fa supporre la presenza di almeno un’altra persona sul luogo. In particolare, è stato rilevato che, nonostante ogni cadavere giacesse su di una sorta di giaciglio di foglie recise, sulla scena non venne mai trovato alcuna lama o utensile tagliente.

 

C’è chi accusa l’omicidio, chi da la colpa all’uso di sostanze psicotrope. Alcuni addirittura propendono per l’ipotesi di un contatto con extraterrestri andato male o a esperimenti nel campo dell’occulto. Le spiegazioni possibili per la morte di Manoel Pereira da Cruz e di Miguel José Viana sono talmente tante che il caso venne archiviato come morte per cause naturali per entrambi i decessi e ad oggi il mistero rimane.
 
 
 
 
 
 
 
 
 







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