martedì 27 agosto 2013

La scena del crimine rivela i messaggi del criminale


 
La scena del crimine è senz’altro uno degli elementi più importanti per scoprire l’autore di un reato. Inoltre, la sua accurata analisi è una delle operazioni più delicate e importanti durante un’investigazione.

Il luogo dove è stato compiuto un crimine è il punto di congiunzione tra la criminalistica e la criminologia. La prima studia le tecniche di ricerca delle tracce e usa procedure di laboratorio per risalire da queste tracce al responsabile del delitto, mentre la seconda studia i reati, gli autori e le vittime.

Il messaggio. La scena del crimine rappresenta una forma di messaggio lasciato da chi ha commesso il delitto, che spesso è l’unico a disposizione per individuare il colpevole. In un’indagine molte volte mancano i testimoni o il movente ma il luogo dove è avvenuto il crimine è sempre a disposizione.

Le zone. Per gli investigatori ci sono tre zone a disposizione: la scena del crimine primaria, dov’è avvenuto il fatto delittuoso o dove è stato trovato il cadavere, la scena del crimine secondaria, ossia quel luogo, vicino alla scena del crimine primaria, dove è molto probabile che il criminale abbia compiuto delle azioni o la vittima abbia agito prima di soccombere. Infine abbiamo le zone di interesse investigativo, dove l’autore del reato è sicuramente transitato.

Il tempo del crimine. Il tempo della presenza del criminale sul luogo del delitto è importante. Quando il passaggio e la presenza sono stati significativi, anche se non vi sono state azioni dirette da parte dell’autore, è statisticamente probabile che vi abbia lasciato una traccia, per esempio una formazione pilifera.

La zona “tiepida”. Si tratta di una zona, situata nelle adiacenze della scena del crimine, che è anch’essa importante. Nel caso di un crimine avvenuto in un appartamento, si tratta del pianerottolo, dove gli operatori della Polizia scientifica dovranno indossare le idonee protezioni prima di "varcare la soglia”.

Definita la scena del crimine, in maniera spaziale e temporale, si può passare alla sua analisi.












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lunedì 1 aprile 2013

La grafologia rivela il carattere di chi scrive

 

La grafologia che può interessare le indagini criminali si propone la descrizione delle caratteristiche della personalità di un individuo con l'interpretazione del suo modo di scrivere. La validità e l'attendibilità di questa tecnica sono ancora in fase sperimentale.

 
 
Il metodo d'indagine con la grafologia presuppone che la scrittura dopo che la si è imparata diventi un processo automatico dovuto alle reazioni motorie ai neuroni. Il movimento grafico, quindi, viene considerato come rivelatore.

Le risposte comportamentali, su queste basi, sono uniche, come personali ed esclusive sono le esperienze emozionali dei singoli. Da questo concetto deriverebbe possibile interpretare la scrittura per descrivere la personalità umana.


I principi. La grafologia ha come primo principio l'analogia fra personalità e la scrittura. Quest’ultima, come manifestazione intima, non può che riferirsi alle emozioni di chi scrive e necessariamente rivelarle.


Chi analizza la scrittura deve conoscere lo stato d’animo dello scrivente e interpretarlo secondo il tipo di movimento impresso dal segno grafico.
 
Sono indicativi la leggerezza del tratto, la pesantezza, la direzione curva o diritta, la nettezza dei bordi e così via.

La spontaneità. Il grafologo deve decifrare lo stato d’animo, spontaneo o artefatto, di chi scrive, che infatti tende assai di frequente a nascondersi imitando un modello o cercando di fornire un’immagine diversa di sé.



La grafologia, sebbene non si possa considerare una scienza esatta, nella pratica si rivela spesso di grande utilità anche in sede giudiziaria.

 









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martedì 15 gennaio 2013

La criminologia e la medicina forense

 

Criminologia: omicidio e non solo




La Criminologia trae un importante contributo dall’apporto scientifico della medicina forense nei vari casi che riguardano la psicologia della personalità. Gli ambiti della criminologia riguardano l’omicidio, la violenza contro le donne o nei confronti dei minori e tutte quelle situazioni in cui viene esercitata una coercizione con conseguenze gravi sulle vittime. La Criminologia viene supportata dalla medicina forense anche dei casi di serial killer, nello stalking e nelle forme conflittuali che si verificano nella coppia durante la separazione e il divorzio.


Omicidio e sue classificazioni

Per accertare le caratteristiche di un omicidio la medicina forense ha un ruolo di estrema importanza. Infatti partecipa in modo attivo e specifico all’indagine su incarico del magistrato inquirente.

Cos'è un omicidio:



Il diritto penale considera omicidio la morte di una persona fisica causata con dolo, colpa o preterintenzione. Se esistono cause che lo giustificano (p.es. difesa personale o guerra) non è punibile. Poiché l’interesse tutelato è la vita umana, l’azione riguarda un essere vivente anche se non vitale. (vedi art. 2 Costituzione Italiana).


Il fatto oggettivo:

Omicidio è quando un uomo (essere umano) provoca in qualsiasi modo la morte di un altro uomo. La definizione del termine “morte” è affidata alla medicina forense. Questa, per dare consistenza al concetto si riferisce generalmente (anche se la questione è controversa) all'analisi delle funzionalità cerebrali ma anche al monitoraggio dell'attività cardiocircolatoria.


Quando una persona è viva:

L’omicidio pone il grave problema di stabilire quando un essere umano è nato e quando è ancora vivo. Nell’ordinamento giuridico italiano l'arresto dello sviluppo dell'embrione non costituisce omicidio; mentre la soppressione della vita, anche se in stato vegetativo, non è ammessa.

I vari tipi di omicidio:

Anzitutto l’omicidio doloso o volontario (vedi art. 575 c.p.) poi l’omicidio preterintenzionale (vedi art. 584 c.p.) che si verifica quando, con atti relativi ai delitti previsti dagli art. 581 e 582 c.p., si causa la morte. Provocare la morte non è quindi voluto da chi agisce ma si verifica a seguito di percosse e lesioni personali. Infine l’omicidio colposo (vedi art. 589 c.p.) che si ha quando si causa la morte di un uomo “per colpa” e quindi non volontariamente. I vari tipi di omicidio hanno discipline diverse in materia di attenuanti, concorso e aggravanti. Per l’accertamento delle varie responsabilità il ruolo della medicina forense è essenziale.

La prova testimoniale può essere determinante in un processo

La prova testimoniale nel processo è la riproduzione orale o scritta di contenuti mnemonici che si riferiscono a una particolare esperienza precedente.

La prova testimoniale ha un’importanza che varia da caso a caso, fino a diventare un elemento determinante nell’ambito giudiziario.

Il teste deve essere studiato sotto il profilo psicologico, per conoscere l’origine di eventuali interferenze e le deformazioni che possono portare a diversità tra la realtà oggettiva degli avvenimenti e la loro descrizione rievocativa fatta da lui.

I testimoni sono gli occhi e gli orecchi della giustizia ed è quindi evidente l'interesse della psicologia giudiziaria per la prova testimoniale. Oggi, dopo un secolo di ricerche, i contributi sperimentali e teorici mettono a disposizione elementi di valutazione importanti e concreti.

La prova testimoniale è condizionata da vari meccanismi psichici, che entrano in azione quando il futuro testimone osserva un evento o ne viene comunque a conoscenza, e si conclude con la descrizione finale. Bisogna considerare tuttavia che un conto è aver osservato direttamente un fatto (testimonianza di primo grado) e un altro conto è averne invece avuta notizia indirettamente con il racconto di altri (testimonianza di secondo grado).

Nelle deposizioni di secondo grado il testimone, in generale, si riferisce alla rappresentazione che si è fatta di quanto è successo, sulla base di quanto ha udito, e modifica e deforma sensibilmente ciò che gli è stato raccontato. Della narrazione obiettiva, in genere, il teste riferisce poco, perché è portato a conservare viva nella sua mente piuttosto l’interpretazione soggettiva cha ha elaborato. Per queste ragioni la testimonianza di secondo grado ha un valore estremamente limitato e addirittura alcuni sistemi procedurali la rifiutano come inattendibile.











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