sabato 1 dicembre 2012

Criminal Profiling


Entriamo nel panorama statunitense e nel nostro campo specifico
grazie ad uno psichiatra del Greenwich village, il Dott James Brussels,
al quale si rivolse la polizia di New York nel 1957 nel contesto delle
indagini per i crimini commessi dal cosiddetto “Mad bomber”, il dinamitardo pazzo che aveva seminato il panico piazzando 32 pacchi esplosivi nella città nell’arco di otto anni.
Dopo aver esaminato l’imponente materiale del caso , fotografie,
lettere che l’uomo aveva spedito alla polizia, Brussel elaborò un profilo che ancora fa parlare di sé per quanto si rivelò corretto fin nei minimi particolari.
In esso trasse una serie di conclusioni altamente significative, tra cui il fatto che il soggetto era un individuo paranoico che odiava il padre, era ossessivamente amato dalla madre e viveva in una città del Connecticut.
Suggerì alla polizia di cercare “un uomo robusto, di mezza età.
Nato all’estero, cattolico romano. Scapolo. Vive con un fratello
o una sorella ” Aggiunse anche: “Probabilmente quando lo troverete
indosserà un vestito a doppio petto. Abbottonato.”
Da alcuni riferimenti presenti nelle lettere si arrivò a ipotizzare che il dinamitardo fosse un impiegato o ex-impiegato della Consolidated Edison, l’azienda elettrica cittadina, e che nutrisse del rancore verso di essa.
Ristretta in questo modo la lista dei sospetti si passò al raffronto del profilo redatto dallo psicologo con l’elenco dei dipendenti della ditta e si arrivò
così a George Metesky.
Lo andarono a prendere a casa e dovettero constatare che il profilo
di Brussel era inesatto in un solo punto : Metesky viveva con le sue due sorelle. Quando l’ispettore di polizia gli disse di seguirlo al comando,
riemerse dalla camera da letto con un abito a doppio petto. Abbottonato.
Per giustificare la sbalorditiva esattezza delle sue previsioni Brussel
pronunciò una frase che innescò dal quel momento in poi un processo autoalimentante che ha portato al perfezionamento scientifico di ciò
che lo psichiatra aveva fatto. Affermò che psichiatri e psicologi erano
di solito chiamati a fare valutazioni partendo dall’esame di un soggetto per cercare di predirne il comportamento e le possibili reazioni in situazioni specifiche, e che lui aveva invece cercato di fare proprio l’ inverso,
sforzandosi di dedurre la personalità del criminale interpretando
le sue sue azioni.
Il dott. Brussel, che successivamente collaborò con la polizia di Boston per il caso dello “strangolatore di Boston”, fu un vero pioniere dell’applicazione della scienza comportamentale nelle indagini criminali su casi di serial killers o di assassini non-convenzionali.
Benchè spesso venga definito deduttivo, il lavoro di Brussel si basa
in realtà sul metodo induttivo o anche abduttivo, nel senso in cui lo definiva Bateson; partire dell’osservazione di alcuni fattori specifici per arrivare a conclusioni più ampie, “l’estensione laterale degli elementi astratti”.


Profilo dell'assassino di Yara gambirasio
 


Secondo le prime notizie trapelate dai giornali e dalla televisione (premessa necessaria perchè queste fonti non sono proprio del tutto attendibili), il profilo dell'assassino di Yara che mi sento di stilare è il seguente:

L'assassino di Yara potrebbe rientrare tra la categoria dei Child Molester Situazionali di tipo Inadeguato, ossia un adulto dai 30 ai 45, con eventuali disturbi di stampo psicologico come ritardo mentale, psicosi o demenza senile. un uomo che vive ancora con i genitori, non integrato socialmente, dotato di macchina probabilmente non di sua proprietà ma appartenente ai genitori.
 
Questa tipologia di molestatori possono colpire anche solo una volta e l'aggressione può scaturire in un omicidio in quanto alla base sono molti insicuri, per questo la vittima non è vissuta come una minaccia e viene individuata per uno sfruttamento della stazza fisica più robusta dellaggressore rispetto a quella della vittima.
 
Le coltellate alla schiena fanno ipotizzare che la ragazza abbia tentato di sfuggire e che l'aggressore possa essere stato preso dal panico.
 
 
Profilo criminologico dell'assassino della donna mutilata a Roma

 
 

Dalle notizie che si hanno tramite tv e giornali si potrebbe sostenere che l’assassino della donna ritrovata mutilatae decapitata a Roma, in zona Ardeatina, sia un sadico, data l’efferatezza del delitto, in quanto mutilazioni e asportazioni di organi possono riferirsi a motivazioni puramente psicopatologiche. Tali asportazioni, compresa quelle degli organi interni, sono la firma dell’assassino, ossia, quella che in criminologia si riferiscono ad atti non strettamente necessari all’uccisione di per sè.

Purtroppo non si riesce a capire se gli organi asportati siano stati ritrovati vicino alla vittima oppure  no. In questo secondo caso si potrebbe anche ipotizzare un soggetto affetto da cannibalismo.
Gli investigatori sostengono che il corpo sia stato trasportato e abbandonato lì (seconda scena del crimine), in quanto non era presente una sufficiente quantità di sangue.
Possiamo quindi ipotizzare che molto probabilmente l’omicidio è stato commesso in casa del soggetto ignoto, anche perchè le operazioni effettuate sulla vittima richiedono del tempo.
Detto ciò, potremmo ipotizzare che il soggetto viva in una casa isolata, non in appartamento, da solo, che abbia un età che si aggiri dai 40 ai 50 anni, che possa aver frequentato locali in cui si possano svolgere attività sado-masochistiche, che sia un maniaco del controllo e che possa considerare le donne più come oggetti che come esseri umani, volti a soddisfare semplicemente i suoi bisogni, per questo può anche essere un assiduo frequentatore di prostitute.
Da escludere, secondo me, la pista satanica.
 
 
Profilo psicologico assassino Melania Rea

 
Dai dati riportati da giornali e televisione, emerge che il delitto di Melania Rea è un delitto personale, che è scaturito da una rabbia incontrollata verso questa donna. L’assassino si può definire un offender organizzato, in quanto ha scelto un luogo appartato, si è preso del tempo, non ha lasciato l’arma del delitto sulla scena del crimine e ha effettuato dello staging, spostando il corpo e infilando una siringa sul corpo esanime della vittima.
Per quanto riguarda queste ferite post-mortem di cui tanto parlano sui media, bisognerebbe chiarire che non è possibile determinare il tempo trascorso tra i fendenti dati prima e dopo la morte, quindi, è da escludere il fatto che l’offender sia tornato nel luogo del delitto per infierire di altre 9 coltellate sulla vittima, ma che nell’impeto di uccidere abbia continuato ad accoltellare la Rea senza accorgersi che era già morta.
Data la vittimologia, è probabile che sia stata anche una donna a compiere questo delitto, in quanto l’ambiente lavorativo del marito, essendo una caserma di addestramento militare femminile, non può far escludere questa eventualità.
Escluderei un coinvolgimento diretto di Salvatore Parolisi, il marito, ma sembra più probabile un coinvolgimento indiretto, ossia, il comportamento che sembra trasparire alquanto libertino del Parolisi, potrebbe aver scatenato, in un soggetto ossessivo, un desiderio di possessione, talmente sviluppato da poter indurre la persona ad eliminare l’unico ostacolo che si poteva frapporre tra i due.
Profilo: donna, tra i 25 e i 35 anni, corporatura robusta, che fa parte dell’ambiente militare, eccessivamente coinvolta e interessata nelle attività militari, single e con genitori separati o divorziati.
Non credo che sia stato il marito in quanto le testimonianze non le reputo elementi di prova in quanto la psicologia della testimonianza ha dimostrato più volte che la memoria degli individui si modifica nel tempo in base ha emozioni e contesto.
Ricordiamo che tutti e tre i componenti della famiglia si erano recati a San Marco, quindi facciamo un ragionamento insieme: melania Rea si allontana per cercare un bagno, Parolisi rimane da solo con la figlia, però poi se ne allontana perchè deve andare ad uccidere la moglie, e la figlia? Dov’è? Che fa? Non piange ?
Altra ipotesi: Parolisi porta la moglie e la figlia in macchina nei boschi, lascia la figlia in macchina, trascina la moglie fuori e la uccide, torna in macchina e riparte. Possibile che la bambina, seppur piccola, non abbia comunicato niente al riguardo?
La maggior parte dei delitti intrafamiliari accade indoor non outdoor, è un delitto passionale, ma non c’è pentimento. Ricordiamo che Melania Rea è sempre la madre della figlia di Parolisi, anche se non si sentisse pentito per aver fatto del male alla moglie, si sarebbe sentito in colpa per aver portato via la mamma alla figlia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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