sabato 1 dicembre 2012

Criminal Profiling


Entriamo nel panorama statunitense e nel nostro campo specifico
grazie ad uno psichiatra del Greenwich village, il Dott James Brussels,
al quale si rivolse la polizia di New York nel 1957 nel contesto delle
indagini per i crimini commessi dal cosiddetto “Mad bomber”, il dinamitardo pazzo che aveva seminato il panico piazzando 32 pacchi esplosivi nella città nell’arco di otto anni.
Dopo aver esaminato l’imponente materiale del caso , fotografie,
lettere che l’uomo aveva spedito alla polizia, Brussel elaborò un profilo che ancora fa parlare di sé per quanto si rivelò corretto fin nei minimi particolari.
In esso trasse una serie di conclusioni altamente significative, tra cui il fatto che il soggetto era un individuo paranoico che odiava il padre, era ossessivamente amato dalla madre e viveva in una città del Connecticut.
Suggerì alla polizia di cercare “un uomo robusto, di mezza età.
Nato all’estero, cattolico romano. Scapolo. Vive con un fratello
o una sorella ” Aggiunse anche: “Probabilmente quando lo troverete
indosserà un vestito a doppio petto. Abbottonato.”
Da alcuni riferimenti presenti nelle lettere si arrivò a ipotizzare che il dinamitardo fosse un impiegato o ex-impiegato della Consolidated Edison, l’azienda elettrica cittadina, e che nutrisse del rancore verso di essa.
Ristretta in questo modo la lista dei sospetti si passò al raffronto del profilo redatto dallo psicologo con l’elenco dei dipendenti della ditta e si arrivò
così a George Metesky.
Lo andarono a prendere a casa e dovettero constatare che il profilo
di Brussel era inesatto in un solo punto : Metesky viveva con le sue due sorelle. Quando l’ispettore di polizia gli disse di seguirlo al comando,
riemerse dalla camera da letto con un abito a doppio petto. Abbottonato.
Per giustificare la sbalorditiva esattezza delle sue previsioni Brussel
pronunciò una frase che innescò dal quel momento in poi un processo autoalimentante che ha portato al perfezionamento scientifico di ciò
che lo psichiatra aveva fatto. Affermò che psichiatri e psicologi erano
di solito chiamati a fare valutazioni partendo dall’esame di un soggetto per cercare di predirne il comportamento e le possibili reazioni in situazioni specifiche, e che lui aveva invece cercato di fare proprio l’ inverso,
sforzandosi di dedurre la personalità del criminale interpretando
le sue sue azioni.
Il dott. Brussel, che successivamente collaborò con la polizia di Boston per il caso dello “strangolatore di Boston”, fu un vero pioniere dell’applicazione della scienza comportamentale nelle indagini criminali su casi di serial killers o di assassini non-convenzionali.
Benchè spesso venga definito deduttivo, il lavoro di Brussel si basa
in realtà sul metodo induttivo o anche abduttivo, nel senso in cui lo definiva Bateson; partire dell’osservazione di alcuni fattori specifici per arrivare a conclusioni più ampie, “l’estensione laterale degli elementi astratti”.


Profilo dell'assassino di Yara gambirasio
 


Secondo le prime notizie trapelate dai giornali e dalla televisione (premessa necessaria perchè queste fonti non sono proprio del tutto attendibili), il profilo dell'assassino di Yara che mi sento di stilare è il seguente:

L'assassino di Yara potrebbe rientrare tra la categoria dei Child Molester Situazionali di tipo Inadeguato, ossia un adulto dai 30 ai 45, con eventuali disturbi di stampo psicologico come ritardo mentale, psicosi o demenza senile. un uomo che vive ancora con i genitori, non integrato socialmente, dotato di macchina probabilmente non di sua proprietà ma appartenente ai genitori.
 
Questa tipologia di molestatori possono colpire anche solo una volta e l'aggressione può scaturire in un omicidio in quanto alla base sono molti insicuri, per questo la vittima non è vissuta come una minaccia e viene individuata per uno sfruttamento della stazza fisica più robusta dellaggressore rispetto a quella della vittima.
 
Le coltellate alla schiena fanno ipotizzare che la ragazza abbia tentato di sfuggire e che l'aggressore possa essere stato preso dal panico.
 
 
Profilo criminologico dell'assassino della donna mutilata a Roma

 
 

Dalle notizie che si hanno tramite tv e giornali si potrebbe sostenere che l’assassino della donna ritrovata mutilatae decapitata a Roma, in zona Ardeatina, sia un sadico, data l’efferatezza del delitto, in quanto mutilazioni e asportazioni di organi possono riferirsi a motivazioni puramente psicopatologiche. Tali asportazioni, compresa quelle degli organi interni, sono la firma dell’assassino, ossia, quella che in criminologia si riferiscono ad atti non strettamente necessari all’uccisione di per sè.

Purtroppo non si riesce a capire se gli organi asportati siano stati ritrovati vicino alla vittima oppure  no. In questo secondo caso si potrebbe anche ipotizzare un soggetto affetto da cannibalismo.
Gli investigatori sostengono che il corpo sia stato trasportato e abbandonato lì (seconda scena del crimine), in quanto non era presente una sufficiente quantità di sangue.
Possiamo quindi ipotizzare che molto probabilmente l’omicidio è stato commesso in casa del soggetto ignoto, anche perchè le operazioni effettuate sulla vittima richiedono del tempo.
Detto ciò, potremmo ipotizzare che il soggetto viva in una casa isolata, non in appartamento, da solo, che abbia un età che si aggiri dai 40 ai 50 anni, che possa aver frequentato locali in cui si possano svolgere attività sado-masochistiche, che sia un maniaco del controllo e che possa considerare le donne più come oggetti che come esseri umani, volti a soddisfare semplicemente i suoi bisogni, per questo può anche essere un assiduo frequentatore di prostitute.
Da escludere, secondo me, la pista satanica.
 
 
Profilo psicologico assassino Melania Rea

 
Dai dati riportati da giornali e televisione, emerge che il delitto di Melania Rea è un delitto personale, che è scaturito da una rabbia incontrollata verso questa donna. L’assassino si può definire un offender organizzato, in quanto ha scelto un luogo appartato, si è preso del tempo, non ha lasciato l’arma del delitto sulla scena del crimine e ha effettuato dello staging, spostando il corpo e infilando una siringa sul corpo esanime della vittima.
Per quanto riguarda queste ferite post-mortem di cui tanto parlano sui media, bisognerebbe chiarire che non è possibile determinare il tempo trascorso tra i fendenti dati prima e dopo la morte, quindi, è da escludere il fatto che l’offender sia tornato nel luogo del delitto per infierire di altre 9 coltellate sulla vittima, ma che nell’impeto di uccidere abbia continuato ad accoltellare la Rea senza accorgersi che era già morta.
Data la vittimologia, è probabile che sia stata anche una donna a compiere questo delitto, in quanto l’ambiente lavorativo del marito, essendo una caserma di addestramento militare femminile, non può far escludere questa eventualità.
Escluderei un coinvolgimento diretto di Salvatore Parolisi, il marito, ma sembra più probabile un coinvolgimento indiretto, ossia, il comportamento che sembra trasparire alquanto libertino del Parolisi, potrebbe aver scatenato, in un soggetto ossessivo, un desiderio di possessione, talmente sviluppato da poter indurre la persona ad eliminare l’unico ostacolo che si poteva frapporre tra i due.
Profilo: donna, tra i 25 e i 35 anni, corporatura robusta, che fa parte dell’ambiente militare, eccessivamente coinvolta e interessata nelle attività militari, single e con genitori separati o divorziati.
Non credo che sia stato il marito in quanto le testimonianze non le reputo elementi di prova in quanto la psicologia della testimonianza ha dimostrato più volte che la memoria degli individui si modifica nel tempo in base ha emozioni e contesto.
Ricordiamo che tutti e tre i componenti della famiglia si erano recati a San Marco, quindi facciamo un ragionamento insieme: melania Rea si allontana per cercare un bagno, Parolisi rimane da solo con la figlia, però poi se ne allontana perchè deve andare ad uccidere la moglie, e la figlia? Dov’è? Che fa? Non piange ?
Altra ipotesi: Parolisi porta la moglie e la figlia in macchina nei boschi, lascia la figlia in macchina, trascina la moglie fuori e la uccide, torna in macchina e riparte. Possibile che la bambina, seppur piccola, non abbia comunicato niente al riguardo?
La maggior parte dei delitti intrafamiliari accade indoor non outdoor, è un delitto passionale, ma non c’è pentimento. Ricordiamo che Melania Rea è sempre la madre della figlia di Parolisi, anche se non si sentisse pentito per aver fatto del male alla moglie, si sarebbe sentito in colpa per aver portato via la mamma alla figlia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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venerdì 2 novembre 2012

Criminal profiling in caso di serialità


La determinazione del profilo psicologico criminale ( criminal profiling ) è un’attività investigativa di supporto attraverso la quale personale specializzato delle Forze di Polizia fornisce un possibile profilo psico-comportamentale del criminale che ha compiuto un determinato delitto.
 

L’origine. L’applicazione sistematica del profilo investigativo basato sull’analisi comportamentale derivante della scena del crimine ( criminal profiling ) ha avuto inizio nell’FBI che ha studiato le caratteristiche dei crimini violenti.

I settori di applicazione. I settori nei quali si adotta il criminal profiling sono relativi ai seguenti crimini:
 
• omicidi seriali
• stupri seriali
• omicidi a sfondo sessuale
• molestie su minori
• crimini rituali
• piromania.
 
 
Lo scopo della tecnica investigativa del criminal profiling, che coinvolge una serie di discipline scientifiche e in primis la medicina forense, è fornire agli investigatori un quadro delle caratteristiche di personalità, socio-demografiche e, nel caso ci si trovi di fronte a un aggressore seriale, anche la probabile area di residenza.
Quest’ultima analisi (il cosiddetto geographical profiling) sta progressivamente interessando il mondo scientifico e investigativo.


La serialità. La caratteristica che spinge a utilizzare il criminal profiling è la serialità (un offender che commette una serie di crimini) e il fatto che l’offender sia motivato da una spinta psicopatologica.



L’applicazione in questa indagine dei metodi statistici è sempre correlata al “linking”, che cerca di acquisire e analizzare le caratteristiche comuni tra una serie di eventi. Il linking (o contatto telematico) è effettuato da quasi tutti i reparti investigativi del mondo ed è reso immediato dall’avvento dei database dell’ultima generazione.



La medicina forense partecipa alla definizione (sempre comunque approssimativa) del profilo criminale con tutte le sue specializzazioni scientifiche sempre più affinate.











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lunedì 1 ottobre 2012

Personalità antisociale, sociopatia, e psicopatia


"Quando sto bene, sto molto bene. Quando sto male, sto meglio." (Mae West)

Il disturbo antisociale di personalità, è classificato dal DSM-IV (1994) sull'asse II nel gruppo B dei disturbi di personalità. Fanno parte dello stesso gruppo i disturbi bordeline, narcisistico ed istrionico.
Il manuale diagnostico e statico dei disturbi mentali, IV edizione (DSM-IV, 1994) definisce la personalità antisociale come caratterizzata da " un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri che si manifesta fin dall'età di 15 anni..."
Rispetto agli altri disturbi di personalità, per i quali ai fini di una "diagnosi positiva" è necessario che la sintomatologia compaia nella prima età adulta, il disturbo antisociale prevede sintomi già a partire dall'adolescenza (15 anni).

I criteri fondamentali affinchè sia possibile "diagnosticare" un disturbo grave di personalità come quello antisociale, sempre seguendo le linee guida del DSM-IV, sono i seguenti:

A. Un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri che si manifesta fin dall'età di 15 anni, come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:

1) incapacità di conformarsi alle norme sociali per ciò che concerne il comportamento legale, come indicato dal ripetersi di condotte suscettibili di arresto

2) disonestà, come indicato dal mentire, usare falsi nomi, o truffare gli altri ripetutamente, per profitto o per piacere personale

3) impulsività o incapacità di pianificare

4) irritabilità e aggressività, come indicato da scontri o aggressioni fisiche ripetute

5) inosservanza spericolata della sicurezza propria e degli altri

6) irresponsabilità abituale, come indicato dalla ripetuta incapacità di sostenere un'attività lavorativa continuativa, o di far fronte ad obblighi finanziari

7) mancanza di rimorso, come indicato dall'essere indifferenti o dal razionalizzare dopo avere danneggiato, maltrattato o derubato un'altro


B. L'individuo ha almeno 18 anni

C. Presenza di un "Disturbo della Condotta" con esordio prima dei 15 anni di età

D. Il comportamento antisociale non si manifesta esclusivamente durante il decorso della "Schizofrenia" o di un "Episodio Maniacale".

E' necessario ricordare che tutti i criteri A, B, C, e D, devono essere contemporaneamente compiuti per poter diagnosticare il disturbo antisociale di personalità.

Sembra esserci un apparente contrasto tra il criterio A che prevede manifestazioni del disturbo fin dall'età di 15 anni, il criterio C che richiede la presenza di un disturbo della condotta prima dei 15 anni ed il criterio B che invece obbliga il clinico, ai fini di una diagnosi valida, di proporla esclusivamente nel caso in cui l'individuo, oltre al rispetto degli altri criteri, abbia compiuto il diciottesimo anno di età.

Questo contrasto viene chiarito da una serie di dati empirici. Infatti, nonostante sia possibile diagnosticare prima dei 15 anni un disturbo della condotta, i dati mostrano che soltanto una minima percentuale di coloro che hanno avuto una tale diagnosi durante l'infanzia, la pubertà o la prima adolescenza svilupperà in futuro un disturbo antisociale. Mentre è vero il contrario e cioè che tutti coloro che sono considerati "antisociali" in età adulta hanno mostrato un disturbo della condotta prima dei 15 anni di età. Inoltre nonostante la sintomatologia sia già presente dall'età di 15 anni non si collega direttamente con lo sviluppo di una personalità antisociale in età adulta.



Il Disturbo Antisociale di personalità è l'erede delle vecchie "psicopatie" poi divenute "sociopatie". La variazione della nomenclatura nel tempo, riflette alcune teorizzazioni alla base della patologia. Se la psicopatia può far pensare ad una problematica grave che investe il soggetto nella propria individualità ovvero diviene lo specchio di una teoria che vede nella psicopatologia grave un forte substrato "biologico", il termine "sociopatia" sposta la questione sul fronte opposto, inquadrando il disturbo come una problematica sociale, in cui, a volte, sembra la "società" che crea la patologia.

Le attuali e più avanzate teorie inquadrano ogni forma di psicopatologia della personalità all'interno di un modello multidimensionale di tipo bio-sociale (Paris, J.).

Il quadro di impulsività, tipico dell'antisociale, è trasversale anche agli altri disturbi dello stesso gruppo, in particolare al disturbo borderline.
In sede diagnostico-differenziale, infatti, il clinico dovrà sempre tenere conto di una sorta di continuum tra altri disturbi dello stesso gruppo, nello specifico tra il disturbo antisociale, narcisistico e borderline. Un'attenta valutazione diagnostica differenziale si rende necessaria anche con disturbi dell'asse I come i disturbi bipolari e la schizofrenia.



Tratti antisociali come quelli indicati dai criteri A3, A4, A5 e in qualche misura dal criterio A6, sono spesso evidenti anche nel paziente borderline. Questo pone un'enorme questione in ambito di diagnosi differenziale.
Occorre pertanto valutare con esattezza l'esordio sintomatologico e la presenza dei disturbi della condotta prima dei 15 anni. L'anamnesi dovrà quindi essere estremamente precisa e condotta con attenzione.

Il clinico dovrà sempre tenere in considerazione che il paziente antisociale è spesso in grado di mentire, falsificare, ed addirittura simulare altre patologie fisiche. Avendo comunque una scarsa capacità di pianificare ed un'estrema impulsività è necessaria una valutazione intensiva a lungo termine.

Il tratto peculiare che contraddistingue il paziente antisociale è la mancanza di rimorso, ovvero, da un punto di vista psicodinamico, egli non ha potuto introiettare la "norma". Vediamo quindi un paziente spesso freddo nel racconto dei dettagli anche di eventuali atti violenti se non addirittura di omicidi singoli o seriali.

La mancanza di empatia e un "Io" grandioso riflettono il continuum con il disturbo narcisistico. Sembrerebbe che, utilizzando una comprensione psicodinamica, ciò che distingue un paziente antisociale da un paziente narcisista sia proprio la carenza, nel primo, del senso di colpa.

Occorre comunque essere molto cauti, soprattutto per chi si occupa di perizie per i tribunali, nel definire la carenza di rimorso, poichè il paziente con disturbo antisociale di personalità, in virtù della capacità già accennata di mentire, falsificare e simulare, può operare una simulazione anche del "senso di colpa" e del rimorso, mostrando anche una "non genuina" commozione e pseudo-sentimenti che, l'occhio non esperto, diffcilmente sarà in grado di valutare.

In virtù del fatto che spesso i cosidetti "criminali" evidenziano un disturbo antisociale di personalità, la questione della patologia si fa più ampia ed interessa non soltanto l'ambito psicologico e psichiatrico ma anche il campo della giustizia e della pubblica sicurezza.
Se pensiamo agli istituti carcerari, essi dovrebbero essere, almeno dal punto di vista teorico, degli enti non solo di pena ma soprattutto di riabilitazione.
Una perizia è quindi necessaria per valutare anche il reinserimento sociale di detenuti con disturbo antisociale di personalità.
Il dilemma è se tali pazienti siano reintegrabili, in altre parole "curabili" oppure non vi sia possibilità di recupero.



A tale proposito Gabbard (Gabbard, G.O., 1994) propone una serie di fattori predittivi della risposta terapeutica positiva o negativa al ricovero in un reparto di psichiatria.

Risposta negativa

1. anamnesi positiva per arreesti di reato
2. anamnesi positiva per menzogne, falsità, raggiro
3. pendenze legali da definire al momento del ricovero
4. anamnesi positiva per condanne per reato
5. ricoveri obbligatori come alternativa all'incarcerazione
6. anamnesi positiva per violenze verso terzi
7. diagnosi sull'asse I di alterazione cerebrale organica

Risposta positiva

1. presenza di ansia
2. diagnosi sull'asse I di depressione
3. diagnosi sull'asse I di una psicosi che non sia depressione o sindrome cerebrale organica

Con questo schema chiudo questo breve quadro sul disturbo antisociale di personalità, rimandando voi lettori ad altri articoli od altre sedi per ulteriori approfondimenti.




ANALISI DETTAGLIATA DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITA’     

La diagnosi di APD è stata a lungo discussa. I criteri sembrano cambiare con ogni nuova edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-I 1968; DSM-II 1976; DSM-III, 1980; DSM-III-R 1987; DSM-IV, 1994) . La diagnosi è stata sostanzialmente modificata con DSM-III quando l'APA decise di distinguere tra il bambino e le caratteristiche degli adulti, e in sostanza sostituito criteri di comportamento (come violazioni assenze ingiustificate da scuola o di diritto) per i criteri di personalità (come insensibilità ed egoismo). Nel DSM-III-R (R per riveduta), l'attenzione era sulla violenza e una lista di atti violenti (combattimenti, crudeltà verso gli altri, crudeltà verso gli animali). L'attuale DSM-IV approccio dice in sostanza che tutto ciò che non è sociopatia, psicopatia o disturbo di personalità antisociale è disordine antisociale di personalità, ma c'è una notevole sovrapposizione. Le possibilità diagnostiche sono infinite, ci sono almeno 3 milioni di possibili variazioni di sintomi su almeno 62 diversi elementi misurabili.
La continua ricerca è abbastanza prolifica nel fattore o analisi delle componenti principali delle caratteristiche APD. La maggior parte degli esperti legali credono che ci siano fattori 3-4 (raggruppamenti di sintomi). Un fattore comporta sintomi che si raggruppano intorno a quello che potrebbe essere definita una mancanza di pianificazione (promiscui e irresponsabili, i tratti impulsivi e comportamenti). Un altro fattore di gruppo attorno alla nozione di rispetto per gli altri. Un terzo fattore è chiaramente legato alla criminalità adulta. Un quarto fattore è chiaramente legato alla delinquenza minorile. L’impulsività sembra essere un prototipo (cuore) funzione, ma può assumere molte forme. Le definizioni di impulsività sono numerosi - una tendenza ad agire senza riflettere, l'elaborazione delle informazioni disfunzionale, una tendenza per l'assunzione di rischi, cercano il senso e l'incapacità di mantenere l'attenzione. Scale di valutazione sono facilmente disponibili per misurare questi fattori.

L'incidenza di APD è due volte più elevato per i residenti del centro città che nei piccoli centri o aree rurali, e cinque volte superiore nei maschi che nelle femmine. Colpisce le persone di tutte le classi sociali, qualcuno con APD è nato anche in famiglie ricche e privilegiate.
Una delle cose strettamente legate ai APD è l'alcolismo e la dipendenza da stupefacenti. Alcuni criteri di disturbo da abuso di sostanza sono molto simili: il furto, il comportamento pericoloso, il mancato adempimento alle funzioni del ruolo di casa, a scuola, e al lavoro.



ANALISI DETTAGLIATA DEL SOCIOPATICO

La nostra società ha sempre prodotto sociopatici che sono molto spesso i prodotti di illegalità, case rotte, e la mancanza di qualsiasi legame con il padre o l'autorità sociale, circa il 70% dei sociopatici provengono da famiglie senza padre. L'assenza del padre produce molte conseguenze simili ai sintomi della sociopatia - precoce, precoce sessualità, antagonismo, l'atteggiamento ironico verso il sesso opposto, la mancanza di interesse nel legame duraturo, con un compagno stabile; aggressività. Circa il 30% dei bambini oggi sono nati fuori dal matrimonio, e un altro 30% vive in case di divorziati. Queste condizioni - problemi di socializzazione - producono sociopatia. Inoltre, i sociopatici tendono a riprodursi, cioè, producono a loro volta figli illeggittimi. 

Cosa è un sociopatico? Non troverete i criteri nel DSM IV o una ufficiale nomenclatura psichiatrica, ma l'espressione si riferisce al più grande sottogruppo di APD. La maggior parte sono maschi, ma un numero sempre crescente sono di sesso femminile. Hanno una personalità normale al contrario degli psicopatici che hanno una personalità anormale). Alcuni sono aggressivi, intrepidi cercatori di sensazioni, e altri sono manipolatori machiavellici, un machiavellico è un tipo di personalità che è un incrocio tra una personalità antisociale e un narcisista, e qualcuno che ha anche un senso altissimo del diritto. L'unica cosa che tutti i sociopatici hanno in comune tra loro è che la gestione da parte dei genitori o di chiunque altro è molto difficile. Tutti sembrano essere interessati al sesso e al denaro.
Analizziamo 4 sottotipi:

SOCIOPATICI COMUNI







Hanno una coscienza debole o non elaborata e non si vergognano. Sono come dei bambini selvatici cresciuti, prendono piaceri e impulsi gratificanti ad ogni opportunità o tentazione, si divertono soprattutto nell’infrangere le regole. Fuggono spesso, come gli adolescenti. Da adulti, si spostano spesso da un posto all'altro. Sono taccheggiatori esperti. Hanno vite sessuali molto attive. Sono di solito di intelligenza media. Tuttavia, sembrano davvero felici della loro vita, alleggeriti da ogni senso di autostima negativo o il dal fatto che non sono membri attivi della società.
SOCIOPATICI ALIENATI
Non hanno mai sviluppato la capacità di amare, empatizzare, o unirsi nella vita reale con un'altra persona.  Mostrano più emozioni verso il loro animale domestico piuttosto che verso una persona. Oppure, possono odiare gli animali e vivere la loro vita emotiva guardando la TV (è un modello comune l'identificazione con personaggi soap opera). Non vanno d’accordo con i vicini. Vivono in un guscio. Sono freddi, hanno un cinico atteggiamento verso la sofferenza umana o a qualsiasi problema sociale della società in cui vivono, solo che non importa, perché è fuori dalla loro gamma di empatia. La maggior parte crede di essere giustificato in questo perché sentono di essere stati imbrogliati in qualche modo dalla società. Si lamentano sempre, e sotto sotto, vorrebbero vedere tutta la società distrutta.

SOCIOPATICI AGGRESSIVI
è loro piace fare del male, spaventare, tiranneggiare, sono prepotenti e manipolatori. Lo fanno per un senso di potere e di controllo. Cercano posizioni di potere, come genitore, insegnante, burocrate, supervisore o agente di polizia. La loro tendenza è una aggressività passiva a come fare per sabotare sistematicamente le idee degli altri per avere la ragione. Nel loro tempo libero, gli piace andare a caccia o di tanto in tanto fare le cose sadiche come trovare cani randagi e tagliarli. Sono di solito molto bravi ad ottenere quello che vogliono, e sono particolarmente vendicativi se qualcuno li resiste o li supera. Essi non seguono la norma sociale della reciprocità, come fanno gli altri.
SOCIOPATICI ANTISOCIALI

sembrano cadere continuamente nella sfortuna e nei cattivi compagni, costantemente lamentano del fatto che niente di tutto questo è colpa loro, dietro a tutto questo è una sorta di meccanismo di auto-sconfitta nelle scelte sbagliate che si sono fatte.
ANALISI DETTAGLIATA DELLO PSICOPATICO
Sono semplicemente individui moralmente depravati che rappresentano i "mostri" nella nostra società. Sono predatori inarrestabili e incurabili la cui violenza è pianificata, mirata e privi di emozioni. La violenza continua fino a raggiungere un plateau all'età di 50 anni o giù di lì, si assottiglia e quindi poi si spegne. Essi tendono ad operare con un contegno grandioso, un atteggiamento di diritto, un appetito insaziabile, e una tendenza verso il sadismo. Amano infliggere crudeltà, e godere di essa come se fosse una sorta di eccitazione sessuale. Il coraggio è probabilmente il prototipo (cuore) caratteristico (ipotesi di poca paura). E' utile pensare a loro come veicoli ad alta velocità con freni inefficaci. Alcuni organi (cervello) disturbi e squilibri ormonali imitano lo stato d'animo dello psicopatico.

Ci sono quattro (4) diversi sottotipi di psicopatici.

La più antica distinzione è stata fatta da Cleckley torna nel 1941 tra primario e secondario. Tuttavia, esploreremo gli altri due sottotipi prima:
PSICOPATICI TEMPERATI

Sono il tipo che sembra di volare in una rabbia o frenesia più facilmente e più spesso di altri sottotipi. La loro frenesia assomiglierà a una crisi epilettica. Essi sono di solito uomini con impulsi sessuali incredibilmente forti, capaci di stupire gesta di energia sessuale, e apparentemente ossessionati dal desiderio sessuale per gran parte della loro vita di veglia. Il desiderio di potenza sembra caratterizzare anche loro, come nella dipendenza da droga, cleptomania, pedofilia, ogni indulgenza illecita o illegale. A loro piace l'endorfina, l’eccitamento. Il serial-stupratore-assassino noto come lo Strangolatore di Boston era uno psicopatico.
PSICOPATICI CARISMATICI

sono affascinanti, attraenti bugiardi. Essi sono di solito dotati di un certo talento, e lo usano a loro vantaggio nel manipolare gli altri. Essi sono di solito molto chiacchieroni, e possiedono una capacità quasi demoniaca di persuadere gli altri di tutto ciò che possiedono, anche della vita. I leader delle sette religiose o di culti, per esempio, potrebbero essere psicopatici, se portano i loro seguaci alla morte. Questo sottotipo ha molta credibilità nelle loro funzioni. Essi sono irresistibili.
PSICOPATICI PRIMARI
Sembrano essere in grado di inibire i propri impulsi antisociali nella maggior parte del tempo, non per motivo di coscienza, ma perché si adattano al loro scopo del momento. Le parole sembrano non avere lo stesso significato per loro. Non seguono alcun progetto di vita, e sembra come se fossero incapaci di provare alcuna emozione genuina.
PSICOPATICI SECONDARI

Si espongono a più stress rispetto ad una persona media, ma allo stesso tempo sono vulnerabili allo stress come la persona media. Sono audaci, avventurosi, persone non convenzionali che hanno iniziato a giocare con le loro proprie regole nei primi anni di vita. Sono fortemente spinti da un desiderio di sfuggire o di evitare il dolore, ma non sono in grado di resistere alla tentazione. Come la loro ansia aumenta verso il proibito, così fa la loro attrazione ad esso. Vivono la loro vita, il fascino della tentazione.






 

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mercoledì 5 settembre 2012

L'orrore del cannibale pluriomicida - The horror of the cannibal serial killer

Una storia inquietante e di estrema violenza: si consumò circa 450 anni fa e ne furono vittime bambini, donne e... feti.


E' una di quelle storie di cui non ci si dimentica facilmente, nonostante siano passati secoli da allora. Sangue, violenza, cannibalismo, magia nera: gli elementi per un film dell'orrore ci sono tutti. Ma questa è la realtà, che a volte è più macabra e brutale di qualsiasi sceneggiatura maledetta. Una storia, assolutamente reale, che ha terrorizzato per anni Germania ed Austria, e ha distrutto per sempre la serenità di migliaia di famiglie. Peter Nirsch, è fuori dubbio, il peggiore dei serial killer mai esistiti, sia per il numero degli omicidi quanto per la loro efferatezza. Si contano ben 520 omicidi nell'arco di tempo compreso tra il 1575 e il 1581 (6 anni). Una buona parte corrispondeva a donne in stato di gravidanza. 


LA VITA, LA MOGLIE E LA MAGIA NERA

Nulla si sa della sua vita fino al 1580, quando si trasferì in Franconia (una regione tedesca che comprendeva alcune zone a nord della moderna Bavaria, alcune zone a sud dell'attuale Thuringia e una zona nordorientale della baden-Wurtemberger). Una volta stabilitosi in quella zona uccise sua moglie, originaria di Kitzingen nell'Ochsenfurtal e al tempo in stato molto avanzato di gravidanza, e ne profanò il corpo con modalità raccapriccianti: estrasse il feto (di cui era il padre) dal ventre della donna, incise in profondità il corpo dell'esserino morto e ne strappò il cuore, cibandosene. L'esperienza antropofaga gli piacque molto: la sua carriera da cannibale era appena cominciata. Sua moglie non era la prima donna incinta che uccideva (e sventrava) per portarne alla luce il figlio da dilaniare. Aveva già ucciso (e parecchio) in passato, spostandosi continuamente alla ricerca di nuove vittime. Nirsch, oltre alle "normali" pulsioni malate da serial killer, arrivò a perpretare tali gesta mosso anche da credenze e convinzioni acquisite da rituali di magia nera, che praticava da tempo. E' probabile che credesse che tali rituali (uccidere una donna incinta a "sacrificarne" il figlio) lo potesse proteggere e gli portasse benessere.



Vicino al fiume Reno assassinò 200 persone e di queste nove erano in stato di gravidanza. La frequenza con cui commetteva queste brutali azioni potrebbero ricondurre ad un cerimoniale di magia nera: forse uccidere una donna incinta e "sacrificarne" il figlio poteva indurgli protezione e benessere. Ne uccise 123 nel Wurttemberg. Raggiunse l'Ulm e l'Augsburg e la sua opera scellerata perdurò nella zona del Danubio. Anche l'Austria assaporò le sue malvagità, fra cui cinque donne gravide; nella zona di Praga e della Boemia gli omicidi furono 140, di cui 8 incinta. Pensò di ritornare in Germania, a Ratisbona, contava di raggiungere Norimberga. Ma, a pochi chilometri dalla meta auspicata, nella piccola cittadina di Neumarkt, decise di fare una sosta: giusto qualche giorno. O almeno così sperava.


LA TORTURA, LA CONFESSIONE E LA MORTE

A Neumarkt affittò una stanza in una locanda e passò due giorni a guardarsi attorno alla ricerca di prede da uccidere. Ormai i suoi demoni interiori erano anappagabili, letteralmente chiunque incrociasse il suo cammino rischiava di poter diventare la sua prossima vittima. Decise poi di dedicarsi all'igiene personale e di recarsi ai bagni pubblici per lavarsi, lasciando in custodia al proprietario della taverna tutti i suoi averi, contenuti in una grande sacca. Ai bagni pubblici la gente non faceva che parlare degli omicidi che stavano sconvolgendo la zona nelle ultime settimane. Nirsch. che si era effettivamente dato molto da fare recentemente, restò impassibile e in silenzio, lavandosi in tranquillità, come se niente fosse.
Ma non passò inosservato.
Soprattutto non passarono inosservate le molte cicatrici che aveva sul corpo (forse quanto rimasto di una infanzia terribile, o l'eredità lasciatagli da qualche sua vittima che era riuscita a difendersi), e le due dita storte e accartocciate di una mano.
Uno dei presenti al bagno pubblico asserì di conoscere l'aspetto dell'assassino, citando "due dita storte, alcune vecchie cicatrici, una delle quali sulla mascella".




Così quando Peter Nirsch, che aveva una ben visibile cicatrice sulla mascella, abbandonò i bagni, due intraprendenti e curiosi uomini lo seguirono fino alla locanda. Lì, con la forza, si fecero mostrare dal proprietario il contenuto della sacca del misterioso straniero: scoprirono così, tra gli oggetti e vestiti più o meno normali, anche diverse "cianfrusaglie" da rituali di magia. Della cosa fu avvisato il sovrintendente della città, che fece arrestare Nirsch inviando otto soldati, scortandolo poi alla sua presenza legato ad un carro di letame.
Gli uomini del sovrintendente cominciarono subito a interrogarlo, non lesinando in violenza per farlo confessare. A partire dal 16 settembre 1581 fu torturato per due giorni: gli vennero incise delle ferite ricoperte poi da olio bollente, il suo corpo fu ustionato in varie parti, gli vennero fratturate le gambe e le braccia.
Nirsch confessò quindi tutti i suoi crimini, cominciando dalle uccisioni commesse a partire da 6 anni prima, nel 1575: venne infine ritenuto colpevole di 520 omicidi e condannato a morte.
Il 18 settembre 1581 venne ucciso e il suo cadavere fatto a pezzi.
I suoi resti furono appesi a pali sulla strada per la città.









 
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sabato 1 settembre 2012

Serial Killer - Marc Dutroux "Il Mostro di Marcinelle"


In Belgio, nel 1985, le famiglie Russo e Lejeune hanno avuto la vita sconvolta dal cosiddetto mostro di Marcinelle, Marc Dutroux. Le loro figlie di appena otto anni, Julie e Melissa, scomparvero all'improvviso e solo dopo 14 mesi d'angoscia e solitudine (alleviate dalla solidarietà del mondo intero) vennero ritrovate morte grazie alle indicazioni dello stesso Dutroux, un pedofilo già condannato per questo reato e inspiegabilmente graziato. Venne così scoperta un organizzazione criminale per lo sfruttamento sessuale dei minori, che vede probabilmente coinvolti politici, poliziotti e magistrati. Fra le molte testimonianze raccolte nel filmato di Lucilla Rogai, risultano particolarmente agghiaccianti quelle (inedite per la tv) del padre di Marc Dutroux - intervistato tra un ricovero e l'altro nella struttura di malattie mentali dove è di casa - e del suo maestro di scuola. In studio Anna scalfati ha raccolto l'invito di Luciano Paolucci - padre di Lorenzo, vittima di Luigi Chiatti, il cosiddetto mostro di Foligno - pronto a chiedere la castrazione chimica e l'ergastolo per i colpevoli di omicidio di minori a sfondo sessuale, e losfogo del papà (in collegamento telefonico) di Angela Celentano, la ragazza scomparsa 6 mesi fa sul monte Faito, impegnato in questi giorni in uno sciopero della fame perchè si sente "deluso dalla giustizia che non fa nulla per ritrovare mia figlia". Tra gli altri ospiti Gabriele Garnica, salesiano dell'Istituto Don Bosco di Negombo (Sri Lanka), ha raccontato la sua battaglia quotidiana contro le migliaia di pedofili che ogni anno arrivano in quello che è considerato uno dei paradisi della perversione sessuale. Ha ricostruito anche il caso dell'industriale svizzero Victor Baumann, che ha abusato per anni dei bambini del luogo, considerato per di più un benefattore delle autorità locali, fino a quando il suo stesso paese natale ha preteso un'indagine e l'arresto (da una settimana è stato estradato in Svizzera). Tra gli altri ospiti l'onorevole Anna Maria Serafini, uno dei firmatari della proposta di legge ("Norme contro lo sfruttamento sessuale dei minori inteso come nuova forma di schiavitù) che porterà entro pochissimi giorni alla punibilità degli italiani coinvolti in abusi sessuali su minori all'estero, ma anche di chi produce e smercia o semplicemente utilizza videocassette pornografiche con protagonisti i bambini. Come è accaduto qualche mese fa nel quartiere palermitano dell'Albergheria: una vicenda di violenza e abuso sui minori ricostruita nel corso del collegamento da Palermo di Sveva Sagramola. C'è un atroce momento nella terribile storia del vallone Marc Dutroux e della sua banda di pedofili sequestratori e assassini. Un momento lungo tre mesi, dal dicembre a marzo. In quei mesi, Dutroux è in carcere per una vicenda di camion rubati, la sua complice e seconda moglie, Michel Lelievre di 25 anni, vive defilata in una delle 11 case che questo meccanico disoccupato possiede a Charleroi e dintorni, nel Belgio francofono. Insieme, nalla casa di Marchionne-au-Pont, a una decina di chilometri da Charleroi, progettano il sequestro di due nuove ragazzine, Laetitia Delhez, 14 anni, e Sabine Dardenne, 12, l'altro socio, Bernard Weinstein, lascia morire di fame due bambine già sequestrate, Julie Lejeune e Melissa Russo, entrambe di 8 anni. Sono vive, Julie e Melissa, in quel lungo momento, ma la polizia che perquisisce quella vecchia casa di mattoni un tempo rossi e oggi neri per la polvere di carbone che aleggia su Marcinelle, il quartiere minerario di Charleroi, non le trova, passa a due metri da loro, rinchiuse in una cella ricavata nella cantina, mentre le procure valloni non riescono a fare altro che presentare le condoglianze alle loro famiglie. Con Julie e Melissa ancora vive! E non capiscono ancora, quelle procure, in quell'atroce momento, che al di là delle storie personali di maniaci e di piccoli gangster si è ramificata nel cuore d'Europa una vera e propria Anonima pedofili. «è un mercato dei bambini che crea i “mostri” come Dutroux» constata Michelle Hirsch, sociologa del diritto penale a Bruxelles, l'avvocatessa che ha portato in tribunale la rivista Spartacus, le pagine gialle dei pedofili di tutto il mondo. « mercato guidato da una rete di imprese commerciali che mirano solo al profitto». Eppure, in quel momento perduto, quelle distratte, burocratiche, inefficienti procure vivevano in un clima di emergenza assoluta per i sequestri a scopo sessuale di bambine: ben sette rapite e scomparse nel nulla in quella regione del Belgio e altre tre uccise.
 
 
 
 
Eppure, conoscevano la vita violenta e la ferocia di Dutroux, condannato a 13 anni, nel 1989, per sequestro e stupro di cinque adolescenti e per aver infierito, a rasoiate, sulla vagina di una donna.
Eppure, sapevano della sua inspiegabile ricchezza, sproporzionata rispetto ai 1000 Euro al mese che percepiva da una strana pensione di invalidità, delle sue 11 case, del suo cellulare Gsm, dei suoi frequenti viaggi all'estero, specie nella Repubblica Ceca, « dei terminali, con la Germania, della rete europea della pedofilia» ammette il vice capo dell'Interpol di Praga, Vratislav Gregr. Eppure, dovevano, quelle procure, aver già inquadrato i personaggi dell'organizzazione, che si diramava sino a Bruxelles con un nome eccellente, Michel Nihoul, 55 anni, uomo d'affari con amicizie altolocate, già proprietario di un locale per coppie, ben noto alla magistratura per aver stornato miliardi dall'associazione umanitaria Sos Sahel, da lui fondata. Un anno fa, i giudici erano a un passo dalla verità, potevano smascherare l'intera rete: un detenuto pedofilo riconobbe in Julie e Melissa, da poco sequestrate, le protagoniste di un film pornografico interpretato da adolescenti che gli era stato offerto. In cambio della libertà promise notizie sullo sporco affare. La procura di Louvain rifiutò l'accordo. E ora, dopo la morte delle due bambine, ci è voluto l'impegno personale di un gendarme, per mettere in galera l'Anonima pedofili: bussando a mille porte, il poliziotto ha ricostruito parzialmente la targa di un camioncino bianco che si aggirava attorno al centro sportivo di Bertrix, prima del sequestro, il 9 agosto scorso, di Laetitia Delhez. Dopo controlli incrociati al computer, il camioncino, lo stesso visto sui luoghi di altri rapimenti, è risultato di proprietà di Marc Dutroux. «spero solo che ora l'inchiesta vada sino in fondo» dice Gino Russo, padre di Melissa, figlio di un minatore emigrato da Agrigento. «caso contrario, mi rivarrò su questa magistratura vecchia, burocratica, per troppo tempo scettica sull'esistenza in Belgio di associazioni che sequestrano, violentano, vendono bambini». Sulla porta di casa Russo ha affisso questo cartello: «'ex ministro Melchior Whatelet ha la coscienza tranquilla?». Whatelet è il ministro della Giustizia socialcristiano che, quattro anni fa, firmò l'atto di liberazione condizionata di Dutroux, che aveva appena scontato la metà dei suoi 13 anni di carcere. L'atto aveva il parere favorevole di alcune amministrazioni della giustizia, ma quello contrario del procuratore del re, Georges Demanet, che concluse la sua arringa contro la scarcerazione di Dutroux con queste profetiche parole: « decisione provocherà problemi di sicurezza pubblica ed è di natura tale da screditare la giustizia». Così è stato.
Da quel giorno Dutroux ha messo in piedi una vera e propria rete di pedofilia organizzata e la giustizia belga è stata screditata anche dai suoi comportamenti successivi. Dutroux doveva, in libertà, essere seguito da un neuropsichiatra, visitato da un'assistente sociale, trovare un lavoro, indennizzare le vittime, non frequentare ex detenuti, sottostare a una serie di rigide regole. Nulla di questo è accaduto. Uno psichiatra lo ha visitato una sola volta, un lavoro non lo ha mai trovato, la sua banda è infarcita di ex detenuti, compresa la sua consorte. Michèle Martin, anch'essa condannata per reati sessuali, e l'assistente sociale ha stilato i suoi rapporti trimestrali senza mai andarlo a visitare. L'ultimo, il 27 Luglio scorso: «di particolare da segnalare, salvo problemi di rapporti tra Dutroux e la moglie, che potrebbero risolversi con un divorzio». Dieci giorni dopo, Dutroux sequestrava l'ultima bambina. Commenta amaro Gino Russo: «È la pedofilia che ha ucciso mia figlia e Julie, ma anche la balbuzie e la vaghezza di un'inchiesta e di una giustizia fatta da professionisti che aspettano solo che il tempo passi.


Gli inquirenti hanno perquisito la casa-prigione di Dutroux senza noi genitori: avremmo gridato, loro avrebbero risposto e ora potrebbero essere salve». «Il fatto è che in Belgio manca una cultura nella prevenzione e nella repressione dei reati di pedofilia» aggiunge Marie-France Botte, fondatrice di un'associazione internazionale contro i delitti sui minorenni, autrice del libro Il prezzo di un bambino. « tutti i livelli. Un esempio: quasi sempre i medici che curano gli autori di questi reati non sono specialisti del settore. Prima di essere malati, i pedofili sono dei delinquenti sessuali. Infrangono la legge e la pena deve essere severa: per sperare che prendano coscienza del male che hanno fatto e perché queste persone sono incapaci di controllare le loro pulsioni sessuali. E invece, proprio in questo campo, fioccano le liberazioni condizionali dal carcere, anche perché i pedofili, in prigione, sono sempre molto docili, dei detenuti esemplari.
Tra tutte le patologie carcerarie, questa è quella che conta più simulatori, capaci di manipolare medici, sorveglianti, assistenti sociali, ministri della Giustizia. Ecco perché il caso Dutroux è esemplare, ecco perché il Belgio ha tutto da imparare alla imminente Conferenza mondiale di Stoccolma sulle violenze sessuali ai minori». SPARITI NEL NULLA! Da Santina Renda ai bambini scomparsi in tutto il mondo, ecco alcuni dei minorenni che l'Interpol sta cercando. Sabine e Laetitia sono state trovate vive nella cantina della casa di Charleroi, a poche decine di metri dal monumento ai 254 minatori morti 40 anni fa nella miniera di Marcinelle, grazie allo zelo di un poliziotto e al tentativo, ora vano, di Dutroux di far leva sulla benevolenza dei giudici (« ne do due vive» ha loro detto). Julie e Melissa sono state trovate morte, tre metri sotto la terra del giardino di un'altra casa del pedofilo belga a Sars-la-Buissiere. Altre ancora sono state uccise negli ultimissimi anni: Vinciane, Katrien, Laurence, Carola..., tutte di dieci anni o poco più. Perchè questa strage di creature innocenti? « mercato dei bambini è fiorente» spiega l'avvocato Hirsch. «non si può parlare delle migliaia di minori fatti prostituire in Asia senza approfondire il problema dei clienti, che sono europei». «Il fenomeno si è propagato all'Europa dell'Est e ora arriva alle nostre porte» conferma Niels-Christian Andersen, segretario generale della sezione danese dell'organizzazione internazionale Save the children. Perché? Perché la paura dell'aids in Asia e in Africa sta imponendo sul «mercato» i bambini europei. «perché le autorità e l'opinione pubblica sono distratte, non si rendono ancora conto dell'ampiezza di questa “epidemia”» aggiunge Andersen.
Un anonimo cittadino belga se ne è già reso conto. Ha lasciato, davanti alla porta della casa di Dutroux, a Charleroi, questo biglietto vergato a mano:
 
«La vita in questo mondo è pericolosa, non a causa di coloro che fanno il male, ma di quelli che guardano e lasciano fare».

La frase è di Albert Einstein.










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domenica 5 agosto 2012

Serial Killer - Andrew Philip Cunanan

Andrew Philip Cunanan nasce a Rancho Bernardo, grande quartiere di San Diego, in California, il 31 Agosto 1969. Era il più giovane di quattro figli e possedeva qualità tali da far sperare in un futuro di successi: una solida cultura, una memoria strepitosa, un aspetto attraente e un fascino naturale. Serial Killer o folle omicida? Benché non abbia avuto accesso ad alcun materiale psichiatrico sul caso, appare evidente che Andrew Philip Cunanan rientra certamente nella definizione di Serial Killer. Ma quale è la differenza? Un killer seriale è uno che uccide 3 persone o di più in eventi separati; c’è un periodo di calma fra i diversi episodi. Il periodo "refrattario", in questo caso, vuol dire che l’assassino non è in uno stato continuo di rabbia. Cunanan è accusato di aver ucciso diverse persone, ma in diversi periodi di tempo. La sequenza delle scoperte dei cadaveri, ci suggerisce che lui abbia avuto un periodo di quiete fra questi delitti. Un folle omicida è uno che uccide in 2 o più persone ma in generale senza selezionarle, e con nessun periodo di calma tra di loro. Cunanan oltre lo stilista Gianni Versace, assassinato il 15 di Luglio 1997 con un’esecuzione fredda e decisa in pieno giorno e davanti alla porta della sua residenza a Miami, con due colpi di pistola al capo è anche accusato di aver ucciso 2 persone nella zona di Minneapolis; un’altra vittima è stata trovata 4-5 giorni dopo a Chicago; e una quarta vittima 5 giorni dopo nel New Jersey. Un assassino di massa è uno che uccide tante persone in una zona circoscritta, in un periodo di tempo che varia dai minuti alle poche ore. E' generalmente descritto come un malato mentale e di solito se la prende con gente che non ha niente a che fare con i suoi problemi immaginari. Un esempio può essere Charles Whitman, che nel 1966 si barricò in una torre nel campo dell’Università del Texas ad Austin. Uccise 16 persone e ferì altre 30 nell’arco di 90 minuti prima che lui stesso fosse ucciso da un poliziotto che irruppe nella torre. Un Serial Killer premedita i suoi movimenti; la fantasia ha un ruolo molto significativo. E’ uno che domina gli eventi che portano all’omicidio. Lui progetta i suoi attacchi e seleziona le sue vittime con cautela. Il periodo di calma può durare giorni, settimane, o anche mesi. Questa infatti, è la primaria caratteristica che distingue i Serial Killer da altri assassini multipli. Se i resoconti dei media sono accurati, Cunanan mostra anche delle caratteristiche anti-sociali. Cioè, non si preoccupa dei sentimenti degli altri, piuttosto pensa a se stesso e alle sue necessità. Tutti gli altri sono semplicemente oggetti, "cose" da essere usate e gettate via. Questa caratteristica è esemplificata dal suo modus operandi basato su almeno due fattori attribuiti al comportamento tenuto subito dopo due dei suoi crimini sui luoghi degli incidenti. Primo: dopo l’omicidio di Lee Miglin, un agente immobiliare di Chicago (trovato deceduto Domenica, 4 Maggio, 1997), l’assassino accoltellò ferocemente e ripetutamente la sua vittima, poi gli tagliò la gola. Dopo di che, si dice che, con calma si mise a mangiare e poi radersi la barba in casa della vittima stessa. Secondo: Dopo l’omicidio di William Reese, il guardiano del cimitero di Pennsville, nel New Jersey (trovato venerdì, 9 Maggio 1997), apparentemente l’assassino fu notato in un ristorante vicino alla zona del crimine.

Quando fu visto, non scappò immediatamente, ma pagò il suo conto e lasciò tranquillamente il locale. Questo atteggiamento conferma la teoria che l’assassino non viene preso dal panico. Al contrario, più tempo lui rimane latitante e più acquista fiducia in se stesso. L'errore fatale che commettono gli omicidi seriali sembra proprio questo, il graduale abbandono delle procedure di autodifesa. Il 25 Luglio 1997 Fernando Carriera, 72enne custode di una grande barca, appartenuta a Torsten Reinick porno-imprenditore a Las Vegas, attraccata al porto ad appena due isolati dalla casa di Versace, entrando nel vascello si rende conto di un’intrusione. Si precipita all’esterno per chiamare la polizia e nel contempo sente un singolo sparo. In breve le forze dell’ordine circondano tutta l’area; dopo 5 ore passate ad aspettare (Che cosa? Si chiedono in molti), alcuni agenti sparano all’interno dell’imbarcazione dei gas lacrimogeni, ma nessuno ne esce. Alle 21,00 gli Swat entrano in azione. Dentro trovano Cunanan, morto, disteso supino con addosso solo i boxer. Si era sparato in bocca con la fidata calibro 40. Finita la storia, Cunanan entra nella leggenda dei Serial Killer: obiettivo raggiunto. La morte di Andrew Philip Cunanan, nonostante i tentativi di far chiarezza, rimane, per ora, avvolta nel mistero.

INTERROGATIVI SULLA VICENDA:

Andrew Cunanan era dotato di un quoziente intellettivo pari a 140, tale da inserirlo tra i membri della “MENSA”, il circolo che annovera i geni della Terra. Non è strano che abbia deciso di rintanarsi proprio in una casa priva di vie di fuga, sull’affollatissima Collins, una vera trappola per topi?
E poi, Andrew Cunanan era anche dotato di un fisico straordinario e di personalità camaleontica. Perchè a un certo punto ha smesso di mimetizzarsi tra la folla cosmopolita, come invece aveva fatto con successo fino ad allora?
E ancora: Cunanan aveva un prezioso vantaggio sugli investigatori, il tempo. Come mai non ha cambiato area ed è rimasto invece nell’Isola di South Beach? Eccessiva presunzione?
Come mai Cunanan ha deciso di vivere e morire al piano superiore della casa galleggiante, preferendo il caldo e la sporcizia ai comfort e alla pulizia del piano terra?
Possibile che avesse rinunciato così tanto al lusso e agli agi che aveva conosciuto nella sua vita? Non e' stata trovata nemmeno una traccia di cibo. La grande meticolosità con cui la polizia ha setacciato 60 metri quadri, una ben piccola area per così tanto tempo, sembra a dir poco esagerata. La calibro 40 ha una bocca da fuoco di notevole potenza, nonostante ciò le tracce di sangue erano circoscritte al materasso e alla testiera del letto. Le uniche anomale tracce sul tappeto sono state lasciate dalle scarpe di un incauto superpoliziotto. Chi aveva tanta fretta di cremare il cadavere di Cunanan?
Le ceneri vengono restituite in California. L’incredibile prontezza di reazione alla chiamata 911 di Fernando Carreira senza alcun riferimento a Cunanan. Una precedente chiamata al 911, pochi giorni prima, con specifico riferimento a Cunanan non aveva dato seguito ad al alcun risultato. La grande bugia sullo stato del viso. Contrariamente a quanto dichiarato, il volto di Cunanan era intatto e riconoscibile, non distrutto dal calibro 40 della pistola Taurus. Solo l’orecchio sinistro riportava segni di martoriamento. La temperatura del cadavere. Era freddo e in rigor mortis a quattro ore appena dal momento del presunto sparo. L’incongruenza di un Serial Killer spietato come lui che viene terrorizzato da guardiano e consorte ultrasettantenni. Invece di eliminarli e darsi alla fuga, si suicida. Il collegamento tra gli agenti del Nucleo Speciale di intervento e le varie autorità presenti è stato attivo e preciso fino alla scoperta del cadavere alle ore 20.20. Alle 21.08, 48 minuti dopo e solo allora avviene la prima comunicazione ai diretti superiori che, come sappiamo, erano a pochi metri in linea d’aria. Troppo tempo perso, troppi interrogativi per un suicidio che ci dovrebbe apparire di evidente semplicità.











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