Ernst Lanzer è stato uno dei
primi pazienti di Sigmund Freud nel 1907 (…). Lanzer soffriva di una serie di
pensieri ossessivi, il più importante dei quali riguardava la paura intensa che
un’amica (che alla fine ha sposato) e suo padre potessero essere torturati
utilizzando un antico supplizio cinese (…) in cui alcuni topi vengono indotti a
farsi strada nell’ano dei criminali. Lanzer lamentava anche altri pensieri
ossessivi, come quello di potersi tagliare la gola con un rasoio. A partire
dall’interpretazione che Freud diede a questa sintomatologia (connettendola con
sentimenti di ostilità inaccettabili nei confronti del padre), il famoso caso
dell’ “uomo dei topi” fu utilizzato come esemplificazione della nuova
concezione della psichiatria offerta della psicanalisi.
L‘Uomo
dei Topi era un paziente di Freud, un avvocato di circa
trent’anni che aveva sofferto fin dalla prima infanzia di impulsi ossessivi,
che si erano aggravati negli ultimi quattro anni, compromettendo sia la sua
vita privata che quella lavorativa.
L’analisi iniziò il 1 ottobre del 1907 e durò solo undici mesi. Freud ne
parlò ai colleghi nelle riunioni del mercoledì, che si tenevano nel suo studio,
per poi proporre l’argomento nel congresso di Salisburgo, il 27 aprile del
1908, circa sei mesi dopo la presa in carico del paziente. Freud espose questo
caso clinico, che possiamo trovare anche nel libro Cinque Conferenze sulla
Psicoanalisi, con il titolo: “Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva”.
Il paziente consultò Freud perché soffriva di ossessioni (relative a due
persone a lui care, suo padre e una donna di cui era ‘ammiratore’) ed inoltre
perché provava forti impulsi, come quello di tagliarsi la gola con un rasoio.
Inoltre, si costruiva divieti che potevano riferirsi anche a situazioni
insignificanti.
L’Uomo dei Topi accettò di ripercorrere tutti gli eventi più significativi
della sua infanzia insieme a Freud. Il trauma all’origine dei problemi di
questo paziente era avvenuto in tempi molto recenti, precisamente durante il
servizio militare prestato in Galizia, con la carica di sottotenente.
L’Uomo dei Topi aveva sviluppato infatti il timore di un supplizio
orientale, descrittogli dal suo Capitano (un militare conosciuto perché
particolarmente amante delle crudeltà) in cui alcuni topi vengono indotti a
farsi strada nell’ano di un criminale. La sua ossessione era che questa
punizione dei ratti avrebbe potuto avere come vittima sia la donna che avrebbe
eventualmente sposato, sia suo padre, che egli amava e che era morto da anni.
Da bambino, l’Uomo dei Topi si era “comportato male come un topo”, nel
senso che aveva morso qualcuno, probabilmente la sua governante. L’Uomo dei
Topi fu picchiato per questo da suo padre, il che fece nascere in lui un odio
profondo verso il genitore.
Secondo il ragionamento di Freud, il ricordo della punizione paterna per
il suo morso aveva determinato in quest’uomo un’ostilità repressa verso il
padre. Questo antagonismo, a sua volta, aveva presumibilmente generato il
desiderio inconscio che il padre potesse subire il particolare supplizio della
penetrazione anale da parte di ratti mordaci. Poiché il desiderio di vendetta
era inaccettabile alla coscienza, egli lo aveva represso, trasformandolo in un
timore ossessivo cosciente che il padre divenisse vittima del supplizio dei
ratti, attraverso una “formazione reattiva.
”Freud interpreta dunque l’ossessione dei ratti etiologicamente, come
una difesa nevrotica contro il desiderio inaccettabile che il padre subisse il
particolare supplizio della penetrazione dei ratti, ritenendo che l’orrore
conscio del paziente fosse solo un mascheramento di un godimento inconscio.
Freud osservò, a questo proposito, la faccia del suo paziente, mentre
gli raccontava questo problema, deducendone che quella bizzarra espressione che
il paziente mostrava poteva corrispondere solo all'”orrore di un godimento da
lui stesso ignorato”.
Con questo paziente il transfert si fece esplicito, perché durante
l’analisi l’Uomo dei Topi arrivò a chiamare Freud ‘Mio Capitano’.
Questa
analisi permise a Freud di affinare la sua comprensione della nevrosi ossessiva
ed in particolare del ruolo che vi giocano l’odio ed il godimento,
l’ambivalenza dei sentimenti (accompagnata dall’idealizzazione dell’oggetto
d’amore e dalla svalutazione della sessualità), l’eccessivo investimento anale
del denaro, la colpa legata a sentimenti di morte provati nei confronti del
padre (di cui il capitano era sicuramente una delle figure fantasmatiche).
Freud si
soffermò anche sul tema dell’autoerotismo, poiché aveva notato che la maggior
parte dei pazienti nevrotici tendeva ad imputare i propri disturbi alla
masturbazione adolescenziale.
La paura persistente dei
topi si chiama Musofobia (dal Greco Mus, topo). Coloro che ne
soffrono, sperimentano terrore e ripulsione dinanzi a ratti e topi, ma
anche, spesso, in presenza di tutti i roditori. La paura può essere
scatenata persino vedendo una foto o un'immagine in televisione.
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