Vorrei segnalare o meglio ricordare uno dei tanti casi di criminologia che trovo davvero interessante e desidererei approfondire nonchè avere qualche opinione in merito. Mi riferisco ad una mia ultima ricerca sul “Collezionista di ossa” made in Italy, una indagine del 2007 che arriva a ritroso fino ai primi anni ’90.
La stampa non ne ha parlato molto e personalmente ho potuto notare nelle mie letture che i dettagli riportati erano alquanto scarni. Il fatto è accaduto nell’estate del 2007, a Roma nel già famoso quartiere della Magliana, in via della Pescaglia: dopo un piccolo incendio doloso appiccato in un campo di sterpaglie selvagge, vengono ritrovati i resti scheletrici di quello che sembra un cadavere umano. Accanto al corpo, delle chiavi, dei vestiti, un marsupio e una carta d’identità completamente bruciata.
Le prime indagini si collegano alla scomparsa irrisolta del signor Libero Ricci, che vive con la famiglia nello stesso quartiere ed a poche centinaia di metri dal ritrovamento: è scomparso nel nulla nel 2003, sue sono le chiavi di casa, il marsupio e il documento, si crede quindi in un primo momento, sia suo anche il cadavere, ma dopo le analisi delle ossa si scopre che lo scheletro è stato assemblato -anatomicamente in maniera perfetta – con le ossa di almeno 5 persone di cui 3 donne e 2 uomini.
L’indizio più inquietante è che il DNA ricavato dalle ossa del teschio e delle vertebre indica corrispondenza col DNA di Libero Ricci – il signore scomparso da 7 anni di cui sopra – in linea materna. La donna a cui appartenevano quelle ossa era quindi una sua parente. Non solo, stando alle analisi, le ossa non riportano tracce di zinco o legno, per cui si esclude la loro permanenza in cimiteri, cosa che riduce di conseguenza la possibilità che si tratti di corpi trafugati da profanatori e/o necrofili.
Ad oggi non abbiamo altri elementi di studio. Riusciremo a risoverlo?
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